martedì 29 luglio 2014

Allarme EBOLA Il presidente americano si tiene “costantemente informato”. Il paese si prepara all’eventualità di un arrivo del virus su suolo statunitense

L’epidemia di Ebola in corso in Africa comincia a preoccupare anche chi si trova dall’altra parte del mondo, con il presidente americano Barack Obama che si tiene `costantemente informato´ e con i Centers for Diseases Control (Cdc) che hanno deciso di alzare il livello di allerta, preparandosi all’eventualità, tutt’ora considerata remota, di un arrivo del virus su suolo statunitense






«La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell’Africa occidentale è molto bassa - ha spiegato Stephan Monroe, responsabile delle zoonosi dei Cdc - ma comunque dobbiamo essere preparati anche a questa remota possibilità». 
A far crescere la preoccupazione è anche la vicenda di Kent Brantly, giovane medico statunitense che ha contratto il virus in Liberia. Secondo gli ultimi aggiornamenti il dottore missionario sta peggiorando e la sua prognosi è grave. A renderlo noto il suo amico e collega David Mcray, del Jps Health Network di Fort Worth. Il medico colpito dalla febbre emorragica soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento vicino a Monrovia, a 12 miglia dall’ospedale dove lui stesso ha trattato i pazienti colpiti già dall’ottobre 2013. Mcray, che è in contatto sia via e-mail che per telefono con il collega malato, ha riferito ai media Usa che lo stesso Brantly sia è detto «terrorizzato» dalla progressione della malattia. 

Lo stato di allerta 2, su una scala di 5, decretata dai Cdc, richiede che i medici identifichino i pazienti che potrebbero aver viaggiato recentemente nella zona colpita, e che studino i sintomi della malattia e i trattamenti immediati da fornire. L’agenzia ha anche consigliato a chi viaggia nei paesi colpiti, al momento Liberia, Guinea e Sierra Leone con un caso `importato´ in Nigeria, di evitare il contatto con fluidi corporei e sangue di estranei, lo stesso avviso dato dall’Oms. Il ministero della Salute italiano ha già aumentato i controlli all’ingresso lo scorso aprile. «Anche per l’Italia l’ipotesi che arrivi un caso di Ebola è remota - spiega Massimo Andreoni, presidente della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) -. Da noi comunque ci sono già dei piani predisposti per casi di emergenza, siamo preparati ad ogni evenienza».